La psicoterapia ericksoniana si ispira all’opera di Milton H. Erickson, generalmente considerato il maggior specialista di ipnosi clinica al mondo. Oltre ad essere stato un grande innovatore nel campo dell’ipnosi clinica e sperimentale, Erickson è stato un maestro della psicoterapia breve, nella quale dispiegava una inesauribile varietà di tecniche di cambiamento.
La psicoterapia ericksoniana fonda la sua prassi su di un 
					modello di comunicazione che, tenendo conto dell’influenza 
					reciproca che si instaura naturalmente nella relazione tra 
					paziente e terapeuta, non necessita di un’induzione formale 
					d’ipnosi per accedere alle risorse inconsce dei pazienti e 
					favorire la soluzione ai problemi di cui soffrono. 
					L’elemento chiave della psicoterapia ericksoniana, infatti, 
					non sta tanto nell'uso di una particolare tecnica ipnotica, 
					quanto nell'utilizzo mirato delle risorse psicofisiche del 
					paziente in grado di facilitare il processo di 
					autoguarigione e la riattivazione delle capacità necessarie 
					per gestire, al meglio, le difficoltà della vita. 
La 
					filosofia dell’intervento ericksoniano rimanda ad alcuni 
					criteri generali che risultano importanti affinché una 
					persona possa vivere una vita più felice e produttiva: la 
					flessibilità, un atteggiamento umoristico verso di sé e il 
					mondo e uno sguardo positivamente rivolto al futuro sono 
					tutti fattori che contribuiscono al nostro benessere. La 
					psicoterapia ericksoniana parte infatti dal presupposto che, 
					se è vero che gli antecedenti di un problema vanno ricercati 
					nel passato, non è altrettanto vero che questi siano la 
					chiave per affrontarlo. A volte conviene dare la precedenza 
					alla ricostruzione e al cambiamento dei fattori che 
					mantengono le difficoltà nel presente.
Ciò che emerge dal lavoro di Erickson e dei suoi collaboratori, è che il cambiamento terapeutico dovrebbe essere quanto più possibile il risultato di una modifica della prospettiva attraverso la quale il paziente percepisce e fa esperienza della sua realtà: piuttosto che cercare di perseguire mutamenti ampi e profondi, spesso è preferibile dare avvio ad una serie di piccoli cambiamenti significativi che siano, da subito, in grado di modificare i modelli di comportamento disfunzionali e di produrre un miglioramento graduale e progressivo, fino alla risoluzione definitiva del problema.
Lo scopo implicito della psicoterapia ericksoniana è di aiutare il paziente a tornare al più presto ad una normalità di vita caratterizzata dal superamento di tutto ciò che si frappone al raggiungimento delle tappe evolutive caratteristiche della sua età e dell'ambiente culturale in cui vive. Di conseguenza, la psicoterapia ericksoniana è per definizione “breve” in quanto parte dal presupposto che, stare in psicoterapia, non è una condizione naturale dell’essere umano ma, piuttosto, uno strumento al quale possiamo ricorrere, temporaneamente, per superare alcune specifiche difficoltà, sintomi o disturbi, nel corso della vita.
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