La psicoterapia breve strategica, come modello di intervento psicologico, nacque intorno agli anni settanta grazie al lavoro dei ricercatori del Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto in California. Gli studiosi dell’MRI integrarono il frutto delle loro ricerche sulla comunicazione e sulla terapia con le famiglie (psicoterapia sistemica) con i contributi tecnici dell'ipnositerapia di Milton Erickson, giungendo così alla formulazione di un modello sistematico di terapia volto alla soluzione dei problemi umani in tempi (quanto più possibile) brevi.
In linee generali, la filosofia dell' intervento strategico parte dal presupposto che la realtà soggettiva (ossia ciò che percepiamo attraverso i nostri sensi e ci rappresentiamo mentalmente) è frutto di una costruzione funzionale dell’essere umano in interazione con il suo ambiente di vita. Tale presupposto porta a considerare le problematiche cliniche come il prodotto di una modalità disfunzionale di percepire e reagire nei confronti della realtà. All'interno di questo processo di costruzione, se cambiano i parametri percettivi della persona cambieranno anche le sue reazioni. Per questo motivo l'obiettivo implicito della terapia strategica è quello di modificare il modo in cui le persone fanno esperienza delle loro difficoltà.
A tal fine i terapeuti strategici si focalizzano principalmente su due aspetti: sulle "tentate soluzioni" e sulla costruzione di strategie ad hoc che portino alla rottura di quel sistema interattivo (tra il soggetto e la sua realtà) che mantiene la situazione problematica. L'analisi delle tentate soluzioni prende in considerazione tutti i diversi modi con cui i pazienti hanno cercato di risolvere le loro difficoltà prima di giungere in terapia. Spesso infatti tendiamo a reagire ai problemi perseverando nella scelta di continuare a percorrere alcune direzioni anche quando queste si dimostrano infruttuose. Nella maggior parte dei casi, il perseverare, seppure con le migliori intenzioni, finisce col diventare parte integrante del problema, alimentandolo. L'analisi delle tentate soluzioni è il punto di partenza per elaborare con il paziente nuove strategie e stratagemmi utili ad affrontare e risolvere le situazioni problematiche nella maniera più rapida ed efficace.
Sebbene originariamente le ricerche dei clinici strategici si concentravano sul circolo vizioso di persistenza di un problema allo scopo di intervenire con manovre tese a bloccare e ristrutturare le tentate soluzioni disfunzionali, in tempi recenti (e soprattutto in Italia), la psicoterapia strategica si è data, come obiettivo principale, quello di evolvere da modelli generali di terapia verso protocolli specifici di intervento per particolari patologie. A tal fine la ricerca si è sviluppata, attraverso una rigorosa metodologia empirico sperimentale, nella direzione della messa a punto di precise manovre terapeutiche con potere euristico e predittivo, capaci di ristrutturare le rigidità patologiche specifiche dei diversi disturbi in comportamenti funzionali di interazione con la realtà.
I progressi ottenuti in questa direzione contrastano con la convinzione comune che, problemi e disagi che persistono da molto tempo, necessitino obbligatoriamente, per essere risolti, di un altrettanto lungo e sofferto trattamento terapeutico. Ovviamente, esistono casi che richiedono una terapia più lunga e casi che possono avvalersi di una terapia breve. Tuttavia, se una terapia funziona, i primi miglioramenti possono presentarsi anche molto presto.